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Visualizzazione dei post da luglio, 2017

A casa loro

I migranti "noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ripetiamocelo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E di aiutarli davvero a casa loro" : a scriverlo è Matteo Renzi. Su questa linea dei migranti che non devono assolutamente venire qui, vanno bloccati alla frontiera e devono semmai essere aiutati a casa loro, si potrebbe creare una maggioranza vastissima in Parlamento, che va da Renzi a Salvini, da Berlusconi alla Meloni, e potrebbe ottenere almeno l’astensione dei Cinquestelle, che sulla questione hanno finora tenuto posizioni alquanto contorte. In cosa consista questo aiuto a casa loro, se lanciando derrate alimentari con gli elicotteri o foraggiando i dittatori locali, è questione che evidentemente non interessa a nessuno. Frattanto sono stati resi noti i risultati di un dossier statistico di Idos, che ci informa che gli e migrati italiani sono tanti quanto nell’immediato dopoguerra: “ L’emigrazione degli italiani all’estero, dopo gli intensi movimenti

Giovanni Franzoni

Se n’è andato Giovanni Franzoni, uno di quei sacerdoti che a Roma, come Enzo Mazzi a Firenze, negli anni Settanta propugnarono un modo diverso di fare chiesa, imperniandola non su burocratiche gerarchie ma sugli ultimi, sui diseredati della Terra, come aveva insegnato qualcuno venti secoli fa e come da tempo non accadeva più. A cominciare dalla messa, che decisero di intendere in altro modo, non più come rito gerarchico ma come assemblea. E per questo furono sospesi “a divinis”, e poi ridotti allo stato laicale. Oggi il modo migliore di ricordarlo è forse quello di riflettere sulle parole che lui ha scritto sulla morte: “ Molti ancora si rappresentano la morte come un evento tremendo nelle mani di un Dio creatore e signore, giustiziere e punitore di quanti non riconoscono la sua sovranità assoluta. La morte è rappresentata come un essere estraneo, cavalcante un destriero scheletrico e agitante una falce con la quale uccide i viventi e li sottopone al Dio giudice; ma questa vision

Deny e Briciola

Tutto cominciò quando Marco se ne accorse, e si precipitò a chiamare la mamma. -          Mamma, mamma, Lucy… parla! -          - Sì, certo, caro, sono contenta. -          Ma non hai capito! Parla davvero, mamma, ha pronunciato il mio nome. -          Va bene, va bene, ora vengo a vedere. E così la signora Tina rimase senza parole. Perché non si trattava di un verso, né di un rantolo, né di uno sbrodolamento, come era abituata a fare. No, Lucy aveva proprio pronunciato la parola “Marco”. Con tanto di iniziali e di finali, di scansione delle sillabe, e persino di perfetta pronuncia della erre. Già. Ah, scusate! Per farvi rendere conto della situazione, devo precisarvi che Marco era un bambino, e Lucy era una gatta. Di lì a poco i giornali, le televisioni, i reporter on line erano tutti là. Persino il talk show di prima serata di Antenna Sedici (che si vedeva in tutta Europa, tranne ovviamente in Gran Bretagna) era lì, a fare un collegamento in diretta. In studio