Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da 2018

I poeti denunciano il nuovo razzismo

I POETI DENUNCIANO IL NUOVO RAZZISMO Anche i poeti decidono di far sentire la loro voce, in questo tempo in cui l’”homo homini lupus” sembra venire elevato a legge, e i governi di diversi paesi del mondo chiudono le loro frontiere in faccia a quanti cercano una via di scampo dalla guerra, dalla dittatura o anche semplicemente dalla miseria. Lo fanno usando i loro strumenti: riflettendo, nelle loro poesie, sul nuovo razzismo che emerge nella pancia dell’Occidente, e spesso è assecondato dai governi. A darne notizia è “Capoverso”, semestrale di poesia, che dedica uno speciale a “Poeti e popoli migranti”. Che contiene contributi, fra gli altri, di  Mariella Bettarini,  Donatella Bisutti,  Maurizio Cucchi, Anna Maria Curci, Giuseppe Langella, Giorgio Linguaglossa,  Giulia Niccolai,  Guido Oldani,  Gino Scartaghiande, Mauro Toffetti. Nel presentare il numero, il coordinatore Franco Dionesalvi scrive: “Quello che sconcerta è lo sfrenato incitamento dei sentimenti più bruti e irrazion

Per ricordare Carlo Cipparrone

“Ma la colpa maggiore è l’ignoranza”, scriveva Carlo Cipparrone in una delle sue poesie più belle. Attenzione, egli non si riferiva affatto a quelli che sono poco acculturati, ma piuttosto a coloro che non sanno di non sapere. A quelli che si gongolano di prosopopea per le nozioni acquisite, e non riescono ad andare oltre, a vedere al di là del proprio narcisistico confine. E prosegue: “mentre si dovrebbe restare per sempre /curiosi come bambini / a costo di fare domande imbarazzanti”. Prosegue questa poesia con una sottile ironia, ma anche con la capacità, propria di questo autore, di sostenere verità importanti con nuda semplicità, con secca ma anche umile efficacia, come se dicesse cose ovvie, che invece ovvie non sono affatto. Questa curiosità è indice di amore per la vita, oltre che richiamo a quel tornare come bambini che ha echi evangelici; Cipparrone però vi aggiunge la doverosità del rispetto delle professioni più umili e meno intellettuali. Seguiamolo: Potrei narrarvi / d

La caduta del cielo

Questa è una recensione di poesia. Ma non è un libro di poesia. Sentitelo un po’. “ Quando infine gli xapiri rivelano la loro voce, la nostra paura svanisce, e persino coricati nella polvere proviamo un’intensa euforia!” E ancora: “Una volta che tutti gli xapiri si sono susseguiti nel canto e che il loro padre li ha imitati, per ultimo arriva lo spirito della sera Weyaweyari, di modo che il lavoro degli spiriti finisca e il loro padre possa smettere di divenire altro. Allora, tutti gli xapiri fanno ritorno nel petto del cielo con i loro specchi portandosi dietro tuti i magnifici canti di cui sono tanto gelosi.” Lui è Davi Kopenawa, portavoce dell’Amazzonia brasiliana, sciamano e leader amerindo. Il libro lo ha scritto insieme a Bruce Albert, antropologo. “Gli spiriti delle donne delle acque la adornano di mazzi di piume e gli spiriti dell’annatto la spalmano di tintura vermiglia. Gli spiriti cervo e giaguaro leccano i suoi occhi e il suo petto con le loro lingue ruvide.

La famiglia, la patria

In questi giorni Milano è concentrata sul fashion, lunghe file per assistere alle sfilate di moda, capannelli per guardare, sfiorare, fotografare la modella famosa o lo stilista di grido. Per fortuna è una città in cui coesistono tante culture, tante dimensioni; così io me ne vado in un cinema a vedere “Un affare di famiglia”, di Hirokazu Kore-eda. Racconta di una famiglia che si forma intorno a un personaggio marginale; che raccoglie una donna che ha ucciso il marito per difendersi, e poi una anziana sola, una giovane prostituta, due bambini, e vivono tutti insieme. Lui fa il ladro, e insegna ai bambini quello che sa, ossia i suoi trucchi per campare. Fra tutti loro non c’è alcun legame di sangue, eppure vivono insieme, si instaurano rapporti autentici. Capaci di gioco e di amore. Le famiglie di sangue, che sono sullo sfondo, concepiscono invece solo rapporti di potere, di prevaricazione, di sofferenza. Non vi racconto altro, perché magari avrete voglia di vederlo. Uscendo, a port

In ricordo di "don" Umberto Grandinetti

A distanza di qualche settimana se ne sono andati Cesare Milaneschi e Umberto Grandinetti. Peraltro si erano ritrovati, insieme a rappresentanti di diverse religioni, dalle varie chiese cristiane ai musulmani, ai buddisti, agli induisti, in una edizione di diversi anni fa della Festa delle Invasioni. Perché qualcuno dovrebbe pur spiegarlo, ai giovani che non possono averne memoria, di come è nata, con quale progettualità, e con quali modalità si è sviluppata, a Cosenza, la festa delle Invasioni nei suoi primi anni. Si trattava di tutta altra cosa da quel che è adesso, ossia una sigla da mettere sul cartellone estivo per cercare di lucrare qualche finanziamento dalla Regione. Nei primi anni poneva la città di Cosenza come portavoce di una proposta di senso: quella di vedere nello straniero non il nemico, ma un’opportunità di crescita; non un minaccioso invasore, ma qualcuno che viene ad arricchirci, strappandoci alla nostra solitudine e vincendo il nostro solipsismo, le nostre ossessio

Capoverso n.35

“ L’idea mi è venuta seguendo una partita di calcio di un campionato dilettanti. Si è infortunato l’arbitro, e allora gli altoparlanti hanno cominciato a dire: se c’è nel pubblico un arbitro iscritto alla Federazione, si presenti immediatamente . Più volte mi è capitato di sentire in un ipermercato, con lo stesso metodo, cercare un medico. E mi sono chiesto: è mai successo che gli altoparlanti abbiano chiesto se fosse presente un poeta, e di presentarsi immediatamente? Ecco, secondo me il tempo giusto per un ricorso disperato (ma anche un po’ giocoso, ovviamente) ai poeti potrebbe essere questo ”: così scrive Franco Dionesalvi nell’editoriale del numero 35 di CAPOVERSO, un semestrale di poesia che ha redazioni in diverse città italiane, ma la sua sede a Cosenza, esattamente in una  libreria che conserva vecchi  volumi ed è aperta da tempo immemorabile tutte le mattine di fronte il polveroso palazzo delle Poste centrali; e che porta lo stesso nome della sua piccola casa editrice, O

Presentazione libro di Avignone su Pasolini

Pane e razzismo

-          Sono riuscito a infiltrarmi nel corteo delle persone che si recavano in piazza Duomo, per il comizio di Salvini che chiudeva la campagna elettorale. In queste cose mi agevola la mia capacità di scimmiottare la gran parte dei dialetti della penisola. Davanti c’erano solo le bandiere nuove della Lega, come aveva ordinato il capo; ma dietro spuntavano quelle storiche, in cui campeggia la scritta “Nord” cara ai fondatori del partito. E poi,dopo un bicchiere di vino, si sono lasciati andare. Che il problema vero, mai risolto, sono i meridionali. Che si sono infilati dappertutto, e sono dei vagabondi e dei truffaldini. Ma, soprattutto, puzzano. C’è di che andare orgogliosi, a Cosenza, per aver eletto Salvini come  rappresentante al Parlamento. -          Un esponente politico di sinistra, di Cosenza, mi dice: “Questo dell’immigrazione è un tema delicato, i flussi migratori vanno regolati, occorrono misure politiche serie, perché la gente ha paura”. E infatti diversi amici, anch

Il ponte di Calatrava e la cultura

Una precisazione sulla giunta Mancini riguardo al ponte Calatrava mi pare necessaria. L’idea che ci fu presentata era assai diversa da quella che vent’anni dopo è stata realizzata. Il ponte affidato alla progettazione di Calatrava doveva rappresentare un momento, con firma d’autore, di gioiosa stravaganza all’interno del recupero complessivo, severo e rispettoso, del centro storico di Cosenza. Quella che si è fatta alla fine, decontestualizzata, appare più che altro come un’opera da luna park. Per quanto riguarda il finanziamento, del reperimento dei fondi si occupava l’assessore Catizone. Il resto avvenne dopo. Della giunta Catizone io non facevo parte. La neo-sindaca mi convocò e mi disse che, contrariamente a quanto si era impegnata a fare, io non potevo continuare a svolgere il ruolo di assessore alla cultura, perché sul mio nome il Pds aveva posto il veto. In cambio mi offriva una superconsulenza. Rifiutai, e non perché non avessi bisogno di soldi. Ma perché capivo che tutto

I viaggi senza speranza

Quando ero un giovane studente universitario e viaggiavo, nelle pause degli studi, da Firenze a Cosenza, i treni avevano un prezzo fisso, che potevi calcolare. Magari se preferivi il Trans Europe Express pagavi di più, e lo stesso se sceglievi il vagone ristorante; ma se volevi viaggiare con l'espresso in seconda classe, eri certo di quanto ti costava. Al massimo, se viaggiavi l'antivigilia di Natale, andavi incontro a un viaggio in corridoio, o addirittura in piedi, ma il diritto a prendere quel treno non te lo toglieva nessuno. Oggi, ai tempi della dittatura del Mercato, i biglietti vengono venduti al miglior offerente, e calano o salgono a seconda della richiesta e dell'offerta. Ti può capitare di trovare un aereo a 20 euro, ma in genere nel giorno in cui non interessa a nessuno. Compagnie poi come la simpatica Ryan Air, quella che ha deciso che lo sciopero è cosa malvagia da punire, offre voli a prezzi convenienti, in alcuni giorni, ma in orari tipo le 6 del mattino. I