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Costruire la città

Costruire la città
Ci sono delle cose che non si possono fare, o che almeno non appartengono alla propria disponibilità. Non può un sindaco, ad esempio, cambiare il clima; non può risolvere, se non in piccola misura, il problema della disoccupazione, e neanche quello della povertà. C’è una cosa invece che i sindaci possono fare, e non mi sembra che, tranne qualche ammirevole eccezione, se ne preoccupino granché: è sviluppare il senso civico della loro comunità. Pensate, certo, a tanti ordinari esempi di malcostume quotidiano: dal gettare i rifiuti per strada a non raccogliere la cacca dei propri cani, dal non fermarsi alle strisce quando passa un pedone al saltare le file dal medico o al supermercato, dal bloccare la circolazione lasciando la propria auto malamente parcheggiata in doppia fila al disturbare i vicini di sedia a cinema o a teatro col proprio telefonino. Ma poi, invero, è molto di più. È quella logica per la quale ci crediamo furbi se cerchiamo l’amico o il compare per aggirare le regole e marcare un privilegio, che poi sempre si risolve in una ingiustizia verso qualche altro che la subisce. Per la quale non conta il rispetto degli altri, ma solo avere un vantaggio e farla franca. E le strade, i parchi, le piazze non sono un bene comune, da tutelare tutti insieme, ma una terra di nessuno in cui fare i propri comodi ché quel che lasciamo non ci riguarda.
E invece è proprio da qui che bisogna partire. Vige, ahimé da noi anche più che altrove, un bizzarro equivoco per il quale la cultura sarebbe andare a vedere da vicino una star che ha successo in televisione, e farsi il selfie con lui da postare su facebook, per dire agli amici: guarda come sono ganzo io! Ma invece la cultura è tutt’altro. Concerne la riflessione che riusciamo a fare su noi stessi, e il livello di interazione che riusciamo a realizzare con gli altri. Purtroppo, signori, non è questione di quantità, ma di elaborazione. Non di applausi, ma di tormento; non di “mi piace”, ma di percorso. Quel che occorre, a Cosenza e a Rende, è costruire la città nel suo senso più intimo e profondo. E qui i sindaci dovrebbero cercare degli alleati. Nelle scuole, soprattutto. E poi negli organismi sociali. Nelle chiese, e dico in tutte le chiese, a cominciare da quella maggioritaria. Nelle associazioni culturali, purché siano disposte ad agire non per mero protagonismo ma per costruire insieme. E nella stampa. Quella che una volta si chiamava “educazione civica” dovrebbe diventare un percorso condiviso per il quale investire energie e lavorare insieme.
Questa della città unica Cosenza- Rende può rappresentare un’ottima occasione di nuova partenza, un bel pretesto per ricominciare.
Attenzione, però: cosa si vuol fare? Se si tratta di una questione burocratica, di cambiare qualche nome agli uffici e provare così a catturare qualche finanziamento pubblico in più, beh, cosa dire? Auguri!
Se si tratta invece di ripensare il proprio presente rielaborando e richiamando in gioco la memoria del passato, per cogliere e disegnare un diverso futuro; se si tratta di mettere tutto ciò in mano ai cittadini, stimolandoli ad essere essi stessi protagonisti, costruttori e padroni del proprio destino e della propria città: allora può accadere davvero qualcosa di nuovo. Allora potremmo persino trasformare questa terra arida in un esempio di coesistenza armoniosa. 
E cambiare una zolla di terra un po’ per volta, sempre, cambia il mondo.

                                                                                               

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