Passa ai contenuti principali

Come si diventa docenti universitari

Un amico docente universitario, quando commenta azioni, comportamenti umani, tende spesso a concludere “è una questione di do ut des”. Lui lo dice con amara ironia, ma si riferisce a un modo di intendere i rapporti che è frequente nel suo mondo.
Ora un intervento della magistratura ha tolto il coperchio a una maniera di concepire i concorsi e le acquisizioni di posti assai frequente nelle nostre università, anche se è chiaro che si è scoperta l’acqua calda. C’è da sperare che si vada fino in fondo, e che non ci si limiti a un singolo settore di una singola università.
Ma il problema è assai complesso. Perché è sulle baronie che si regge da sempre tutto quel sistema. Non sempre e ovunque, certamente. Ma spesso e volentieri. Allora come si fa a bonificarlo?  Quei docenti considerano il potere di scelta di ricercatori e simili come una prerogativa del loro status. Nutrono un sentimento di invidia verso i politici, che hanno più potere pur essendo ben più ignoranti di loro; e scaricano la frustrazione imponendo diversi anni di servitù della gleba ai giovani e alle giovani che puntano, dopo una decina d’anni di ossequiosa dedizione, ad  entrare nella casta dorata dei docenti universitari.
Occorrerebbe delegare il potere di scegliere i docenti universitari, di comporre le commissioni dei concorsi, a persone che non appartengono alla categoria. Ma a chi? A docenti delle scuole? A magistrati? A giornalisti? Non funziona, perché il “do ut des” scatterebbe comunque. Chi non ha un figlio o un nipote che vorrebbe  veder superare gli esami per i quali è negato; e in cambio concederebbe al barone qualsiasi cosa chieda?
C’è un’unica possibilità. Far scegliere i docenti universitari ai carcerati, mettere detenuti come commissari nei concorsi per docenti ordinari e associati. Quelli, i baroni non riuscirebbero a manovrarli facilmente. Perché è vero che, cominciando ad essere arrestati, proverebbero a corrompere i detenuti. Ma, per ottenere da un carcerato un dolce o un bicchiere di vino, se anche gli offrissero in cambio un dottorato di ricerca come do ut des, ne otterrebbero di risposta solo una grossa risata.


Commenti

Post popolari in questo blog

Prima dell'ultimo metrò

Ma í ra (i nomi sono di fantasia, le storie sono vere) è una donna brasiliana, ha trent’anni. Fin da subito si mostra aggressiva, aspra, nei miei confronti. Mi chiedo perché è così ostile, mentre invece sembra ben integrata in una classe in cui peraltro si lavora bene, non si sviluppano particolari contrasti. Nei compiti in classe commette gli errori tipici di chi è di lingua portoghese e cerca di scrivere in italiano, glieli faccio notare, lei mi risponde con frasi strane, tipo: “Prof, tu non capisci. Tu non vuoi capire!”. Si va avanti così per un mese. Finché capita il compleanno di una sua compagna, lei porta i dolci, a fine ora si brinda, seppure non con l’alcol ma con l’acqua gassata; si scherza. Allora Ma í ra mi si avvicina, mi dice: “Prof, io ti odiavo perché tu il primo giorno ci hai detto che sei calabrese. Ed io, appena venuta in Italia, ho conosciuto un uomo, ho creduto alle sue promesse, me ne sono innamorata. Poi lui mi ha portato dove aveva casa, in Calabria. Ma era ge

Un reportage dal regno delle donne

  Posto che quello in cui ci troviamo non è il migliore dei mondi possibili, a volte ci viene spontaneo domandarci: sarebbe potuta andare diversamente? Ad esempio, se non ci fosse stato quell’imprevedibile diluvio universale (sì, va beh, verosimilmente provocato dalla caduta di un grande inopportuno meteorite, ma adesso non stiamo ad approfondire) la Terra sarebbe ancora dominata dai dinosauri? Che magari, godendo di tutti i privilegi propri delle specie dominanti, si sarebbero evoluti e avrebbero trasformato i loro versi spaventosi in suoni melodiosi, ricchi di significato? E noi, in tutto ciò? Ci saremmo comunque evoluti, avremmo combattuto, o ci saremmo ritagliati uno spazio da schiavi epperò non privo di gratificazioni, ad esempio a fare i loro cagnolini? Ora, però, tralasciando l’ipotesi dei dinosauri e guardando a quanto è accaduto dopo il diluvio, la questione più intrigante è un’altra. Avrebbero potuto essere le femmine della nostra specie a comandare, anziché i maschi? Come

La presentazione di BASE CENTRALE a Roma