Passa ai contenuti principali

poesia LE SCARPE

LE SCARPE

Ho un paio di scarpe nuove
camminano ch’è un piacere.
E come corrono!
stento a tenergli dietro.
Non temono palude né acquitrino,
né deserto di sabbia né muraglia di pedoni,
che risse che baruffe che clamori
sempre mi vanno dentro.

Ora non soffro più la lontananza
di crocicchio in crocicchio
io so che vengo a te;
ma tu, non cambiar veste,
non farti scoraggiare da quei lampi,
io vengo a piedi.

Dicono che in Canada
giungono a volte piedi d’uomo
da soli a riva, ce li porta il mare,
strappati a chissà chi
che forse andare oltre non voleva,
un piede nella scarpa prigioniero
laggiù, terre lontane.

Oh come va veloce questo globo
però non so se corro insieme a lui
o se incontinente gli vo incontro
eppure le ho pagate pochi soldi
alla fiera di marzo.






Commenti

Post popolari in questo blog

Prima dell'ultimo metrò

Ma í ra (i nomi sono di fantasia, le storie sono vere) è una donna brasiliana, ha trent’anni. Fin da subito si mostra aggressiva, aspra, nei miei confronti. Mi chiedo perché è così ostile, mentre invece sembra ben integrata in una classe in cui peraltro si lavora bene, non si sviluppano particolari contrasti. Nei compiti in classe commette gli errori tipici di chi è di lingua portoghese e cerca di scrivere in italiano, glieli faccio notare, lei mi risponde con frasi strane, tipo: “Prof, tu non capisci. Tu non vuoi capire!”. Si va avanti così per un mese. Finché capita il compleanno di una sua compagna, lei porta i dolci, a fine ora si brinda, seppure non con l’alcol ma con l’acqua gassata; si scherza. Allora Ma í ra mi si avvicina, mi dice: “Prof, io ti odiavo perché tu il primo giorno ci hai detto che sei calabrese. Ed io, appena venuta in Italia, ho conosciuto un uomo, ho creduto alle sue promesse, me ne sono innamorata. Poi lui mi ha portato dove aveva casa, in Calabria. Ma era ge

Un reportage dal regno delle donne

  Posto che quello in cui ci troviamo non è il migliore dei mondi possibili, a volte ci viene spontaneo domandarci: sarebbe potuta andare diversamente? Ad esempio, se non ci fosse stato quell’imprevedibile diluvio universale (sì, va beh, verosimilmente provocato dalla caduta di un grande inopportuno meteorite, ma adesso non stiamo ad approfondire) la Terra sarebbe ancora dominata dai dinosauri? Che magari, godendo di tutti i privilegi propri delle specie dominanti, si sarebbero evoluti e avrebbero trasformato i loro versi spaventosi in suoni melodiosi, ricchi di significato? E noi, in tutto ciò? Ci saremmo comunque evoluti, avremmo combattuto, o ci saremmo ritagliati uno spazio da schiavi epperò non privo di gratificazioni, ad esempio a fare i loro cagnolini? Ora, però, tralasciando l’ipotesi dei dinosauri e guardando a quanto è accaduto dopo il diluvio, la questione più intrigante è un’altra. Avrebbero potuto essere le femmine della nostra specie a comandare, anziché i maschi? Come

La presentazione di BASE CENTRALE a Roma