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Visualizzazione dei post da maggio, 2017

Razzi all'Unical

No, no, che avete capito?! Non sono stati sparati dei razzi sull’Università; è il senatore Razzi ad essere stato invitato all’Unical, a parlare all’interno di un seminario sul tema "Stati Uniti e Corea del Nord. Rischio di un nuovo conflitto mondiale?". Qui non mi interessa discutere se è stata cosa buona questo invito; è un’altra la riflessione che voglio sottoporvi. Questo parlamentare si esprime in un italiano creativo, una sorta di slang da cartone animato; ha la conoscenza della politica estera che può avere uno che guarda le foto dei personaggi illustri su una rivista sfogliata dal barbiere; le massime che esprime sarebbero giudicate poco riuscite anche dallo sceneggiatore dei film di Ficarra e Picone. Insomma al suo confronto molti parlamentari calabresi farebbero la figura dei filosofi del tardo Ottocento, magari un po’ oscuri ma convincenti. Allora, perché se ne parla tanto? E perché tante persone comunque andranno a  sentirlo? È questo l’effetto perverso dell

Qualsiasi cosa tu debba dirmi, dimmela in fretta!

L’evoluzione tecnica presenta degli indubbi vantaggi. È inutile essere nostalgici, è sciocco rimpiangere carta penna e calamaio. La macchina da scrivere prima, il computer poi ci hanno reso la vita più facile. E, anche se è triste pensare che i  giornali e i libri stanno per scomparire, è giusto vedere il bicchiere mezzo pieno: così può circolare molta più informazione e assai più a buon mercato, e il passaggio dalla carta al digitale può evitare la distruzione di quel che rimane di alberi e boschi. Però dobbiamo anche saper scorgere ciò che perdiamo, mentre sventoliamo il nostro pass al casello autostradale e corriamo a casa. Perché avrebbe senso correre a casa se poi fossimo capaci di gustare una conversazione con i familiari, o un bicchiere di buon vino, o magari un e-book, con calma. Ma riusciamo a fare questo? Mentre compiliamo il nostro ordine on line, certi che la merce ci arriverà a casa entro 24 ore; mentre passiamo la nostra card al superipermercato sicuri che troverem

A che serve la Rai?

Prima si poteva evadere più facilmente l’obbligo di pagare la Rai; adesso, si sa, questa tassa è stata inglobata nell’energia elettrica, per cui se non la versi ti staccano la corrente: o accetti di pagare lo stipendio a Bruno Vespa e Amadeus oppure è buio pesto. Quello che puoi fare per non pagare è dimostrare che non possiedi alcun apparecchio televisivo. La cosa è curiosa: molti di noi non guardano la Rai ma le altre emittenti che sono gratuite, però devono pagare la Rai. Si potrebbe facilmente fare come accade per Sky o per Mediaset Premium: sono tv a pagamento, se vuoi vederle sottoscrivi con loro un abbonamento. La Rai non possiede una tecnologia simile? Più che altro le fa comodo non possederla. Il fatto è che le altre televisioni cosiddette generaliste assolvono già i compiti di cui si fa carico la Rai, e anche meglio. Per fare compagnia alle signore anziane c’è Canale 5, per l’informazione c’è La7 che ha servizi giornalistici più puntuali ed equilibrati di quelli della Rai;

Chi preferisci fra Macron e Micron?

Grazie agli sviluppi dell’informatica, oggi le grandi trasmissioni televisive sono nelle mie mani. Sono io a “nominarli”, i concorrenti; a decidere chi canta meglio, chi balla meglio, chi deve andare in finale. Posso così appassionarmi a votare la formazione migliore, e persino la finale del festival di Sanremo viene decisa dal mio voto. Peccato però che nessuno si sogni di farmi decidere se voglio che nel mio paese sia riconosciuto il diritto a scegliere se essere costretto a restare in vita appeso alle macchine o possa optare per morire serenamente. Se voglio consentire a chi lo desidera di coltivarsi una piantina di marijuana sul proprio terrazzo, o se preferisco che a gestire la vendita delle droghe leggere sia la mafia. Se voglio o meno che Alitalia venga salvata coi soldi dello Stato. Se sono d’accordo che i debiti di Monte dei Paschi di Siena vengano pagati con le tasse che versiamo. No, su queste cose non mi fanno decidere niente, anche se la tecnologia consentirebbe di ef

Il lavoro che c'è

Di quei dirigenti sindacali vetusti e anacronistici ci siamo sbarazzati, sono stati rottamati quegli antipatici e sbiaditi difensori di diritti di tempi passati, che frenavano lo sviluppo della nazione; l’articolo 18, con la sua reintegrazione nel posto di lavoro per licenziamento senza giustificato motivo (chi ricorda più cosa vuol dire?) è stato buttato nel water. Oggi per i giovani (a parte quell’esigua minoranza che ha preso uno spermatozoo dall’élite politico-economica) c’è la possibilità di fare le commesse nei franchising: devi impegnarti per iscritto se sei donna a non fare figli, poi ti trovi alle porte i rilevatori delle persone che entrano nel negozio, che il capo confronterà con gli scontrini emessi, e se le persone entrate hanno deciso di non comprare niente vuol dire che tu sei un’incapace e sarai mandata via. Oppure puoi lavorare nella grande distribuzione veloce, che si impegna a far arrivare al cliente il prodotto che ha scelto entro 24 ore, e tu devi correre come

Il papa e la sinistra

Dai migranti che vengono considerati come fastidiose cavallette di cui liberarsi con l’insetticida, ai poveri che molti sindaci trattano come una impresentabile bruttura che danneggia l’immagine del centro storico; dalle donne che sono tornate proprietà privata del maschio da brutalizzare in roghi casalinghi quando si ribellano, ai disoccupati che ci fanno aumentare le tasse con la loro assurda pretesa di ottenere dallo Stato sussidi e cure mediche. In un ventunesimo secolo che in fatto di diritti sociali segna un arretramento rispetto al quale il Novecento riluce come un antico tempo felice, l’unica voce che in Italia si sta ergendo forte a difesa degli ultimi e dei diseredati della Terra è quella del papa. A sentirlo parlare, i vari Renzi e D’Alema, Franceschini e Bersani, Letta e Gentiloni lì per lì hanno gioito: se ci sta il papa a fare la sinistra, si son detti, noi possiamo farci gli affari nostri in santa pace. Il guaio per loro è che questo papa prende maledettamente su