-
Sono
riuscito a infiltrarmi nel corteo delle persone che si recavano in piazza
Duomo, per il comizio di Salvini che chiudeva la campagna elettorale. In queste
cose mi agevola la mia capacità di scimmiottare la gran parte dei dialetti
della penisola. Davanti c’erano solo le bandiere nuove della Lega, come aveva
ordinato il capo; ma dietro spuntavano quelle storiche, in cui campeggia la
scritta “Nord” cara ai fondatori del partito. E poi,dopo un bicchiere di vino,
si sono lasciati andare. Che il problema vero, mai risolto, sono i meridionali.
Che si sono infilati dappertutto, e sono dei vagabondi e dei truffaldini. Ma,
soprattutto, puzzano. C’è di che andare orgogliosi, a Cosenza, per aver eletto
Salvini come rappresentante al
Parlamento.
-
Un
esponente politico di sinistra, di Cosenza, mi dice: “Questo dell’immigrazione
è un tema delicato, i flussi migratori vanno regolati, occorrono misure
politiche serie, perché la gente ha paura”. E infatti diversi amici, anche di
quelli che hanno votato Pd, e persino qualcuno che ha votato LeU, mi dicono che
stanno invadendo tutto, che vicino casa loro non ce li vogliono, che la sera i
loro ragazzi non possono più uscire tranquilli. Ma paura di che? Regolare cosa?
Come si fa a non vedere la disperazione di costoro che muoiono a migliaia nel
tentativo di raggiungere un approdo che dia loro una speranza, e l’orrore che
siamo noi che ci commuoviamo se un gattino è salito sul tetto e rischia di
cadere, e poi contro questi nostri fratelli erigiamo i muri, e mandiamo le navi
militari a respingerli?
-
Mi
trovo in un treno locale nella campagna del Molise, che viaggia praticamente
nel nulla, in questi posti in cui ancora i treni vanno a cinquanta all’ora,
quando ci sono. Sale un barbone; anzi, prova a salire. Il capotreno, che lo
conosce e sa che è senza biglietto, lo respinge. Lui prova a questuare un po’
di soldi dai rari passeggeri, ma non raccatta niente e rinuncia. Trova in me
uno sguardo complice, e allora attacca bottone. Mi racconta in pochi minuti dei
suoi viaggi a Roma, città mitica in cui ci sono i ristoranti in cui un piatto
di pasta devono dartelo anche se non hai soldi, e poi le donne mostrano le gambe. Poi di come dalle
sue parti si vive solo di agricoltura, e la gente manca di intelligenza. Poi
dello Stato, che non si preoccupa dei loro problemi, che non fa niente. Ma
infine, conclude, il problema vero sono gli immigrati. Mah!
-
Vado
a Firenze. C’è una manifestazione nazionale, indetta dai senegalesi. Con tanti
italiani che partecipano. Discorsi, cori. Ma poi canti, danze, preghiere. Sarà
la luce della sera, ma appare davvero difficile capire chi è italiano e chi è
senegalese, chi è regolare e chi è irregolare, chi è bianco e chi è nero. Siamo
lì per commemorare Idy, un uomo che è stato ucciso da un tale che è uscito da
casa con una pistola, dicendo che voleva suicidarsi, ma poi ha preferito
uccidere uno a caso. Ma, chissà perché, lo ha scelto nero.
I discorsi che si fanno sugli extracomunitari
che ci invadono e ci derubano, ci violentano, ci tolgono il lavoro, non
esprimono opinioni politiche, ma fobie irrazionali. Non meritano rappresentanza
in parlamento, vanno trattati psicoanaliticamente. L’arrivo dei migranti rimane
l’unica speranza di sopravvivenza e di rigenerazione della nostra civiltà
occidentale, che sta morendo.
Commenti