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Capoverso n.35

L’idea mi è venuta seguendo una partita di calcio di un campionato dilettanti. Si è infortunato l’arbitro, e allora gli altoparlanti hanno cominciato a dire: se c’è nel pubblico un arbitro iscritto alla Federazione, si presenti immediatamente. Più volte mi è capitato di sentire in un ipermercato, con lo stesso metodo, cercare un medico. E mi sono chiesto: è mai successo che gli altoparlanti abbiano chiesto se fosse presente un poeta, e di presentarsi immediatamente? Ecco, secondo me il tempo giusto per un ricorso disperato (ma anche un po’ giocoso, ovviamente) ai poeti potrebbe essere questo”: così scrive Franco Dionesalvi nell’editoriale del numero 35 di CAPOVERSO, un semestrale di poesia che ha redazioni in diverse città italiane, ma la sua sede a Cosenza, esattamente in una  libreria che conserva vecchi  volumi ed è aperta da tempo immemorabile tutte le mattine di fronte il polveroso palazzo delle Poste centrali; e che porta lo stesso nome della sua piccola casa editrice, Orizzonti Meridionali.
Questa rivista esce puntualmente, coi suoi due numeri, da diciotto anni, ed ha raccolto contributi dei maggiori poeti italiani nonché di una certa schiera di stranieri reclutati in diverse nazioni europee. Il tutto nello stile delle riviste di poesia: che è quello di reggersi sugli abbonamenti, dunque su piccoli numeri di lettori fedelissimi e motivati; e di essere per il resto rintracciabile solo in luoghi improbabili e semi-clandestini. Un destino, quello della poesia del nostro tempo, che però può essere letto come inversamente proporzionale all’intensità, l’attualità e l’urgenza della sua riflessione, del suo orizzonte di pensiero.
Questo numero appena uscito contiene una riflessione di Marco Pellegrini sul rap e il trap: quali sono le parole sacralizzate dalle giovani generazioni? La falsariga fra parola e scrittura musicale viene sondata anche da Gianluca Veltri, in un breve saggio che, partendo dal discusso Nobel per la letteratura assegnato a Bob Dylan, investiga la relazione fra cantautori, verso e suono. Angelo Avignone poi, nel quarantennale del Sessantotto, si interroga sul tema, periodicamente ricorrente, del rapporto fra politica e letteratura.

Fra i testi inediti, presenti poesie di Donatella Bisutti, Maria Grazia Cabras, Alina Lassota; un reportage di Pawel Krupka sui poeti di Vilnius, e una analisi di Pietro Civitareale delle voci femminili nella poesia italiana degli ultimi trent’anni.

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