Passa ai contenuti principali

il nemico


La politica italiana di questo tempo vive intorno alla trovata di Salvini di identificare un nemico, e convincere gli elettori (che non difettano certo di insicurezze e di desiderio di un capro espiatorio cui imputare tutti i mali) che tutto quanto di negativo succede loro dipende da esso. Così sono tutti pronti a credere che il ponte di Genova è crollato quando un gruppo di immigrati l’ha attraversato con le sue valigie pesanti, cosa che nessun ponte, per quanto solido, poteva sopportare. Quanto a queste frequenti epidemie di influenza, non c’è dubbio che vengono dall’Africa, gli untori sono stati direttamente portati qui coi barconi. Ma, per passare ai temi più cari a tutti noi, se rimaniamo imbrigliati nel traffico, sappiamo bene a chi dare la colpa. Gli ingorghi che si creano nelle strade cittadine sono dovuti all’inqualificabile comportamento dei migranti che tutti i giorni, a decine, invadono l’area con la loro mercanzia da quattro soldi, con l’assurda pretesa di lavare i parabrezza delle auto, con la loro ossessionante richiesta di centesimi. Che può fare il governo, per motivi di ordine pubblico, se non cacciarli tutti dalla nostra patria?
Ora, al suo ennesimo rientro in campo, Berlusconi si è trovato nell’inquietante necessità di identificare un nemico dal quale difendere tutti gli italiani, e così spiegare perché si sacrifica per tutti noi e, sottraendo tempo alle olgettine, viene a chiederci di votare per lui. E, consultati i suoi esperti, ha deciso: il nemico è la Cina. Questa minaccia lo costringe a scendere in campo, e federare l’Europa, chiamare al senso del dovere Trump, coinvolgere Putin, e unirli tutti per difendere il mondo dall’impero cinese, dal pericolo giallo. Vi confesso che sono un po’ preoccupato, perché amo la cucina cinese. Temo che, se rivincerà Berlusconi, vieteranno gli involtini primavera, imporranno forti dazi sui ravioli al vapore, e commineranno il carcere a chi sarà scoperto a mangiare, di nascosto, manate di riso alla cantonese.
Pare che, però, questa volta il Pd abbia deciso di non farsi cogliere impreparato. No, stavolta condurrà la sua battaglia, venderà cara la pelle. Ci vuole però un nemico forte, minaccioso e credibile, che induca tutti a votare Pd per difendersi da un pericolo così incombente. Facendo leva, ovviamente, sulle nostre paure recondite, siano anche le più irrazionali, purché forti, roba da non far dormire la notte. Io ho avuto una soffiata, e vi posso anticipare la mossa. Il nemico sono gli extraterrestri. Se non vuoi gli alieni qui, vota vota per Pd.


Commenti

Post popolari in questo blog

La presentazione di BASE CENTRALE a Roma

 

Prima dell'ultimo metrò

Ma í ra (i nomi sono di fantasia, le storie sono vere) è una donna brasiliana, ha trent’anni. Fin da subito si mostra aggressiva, aspra, nei miei confronti. Mi chiedo perché è così ostile, mentre invece sembra ben integrata in una classe in cui peraltro si lavora bene, non si sviluppano particolari contrasti. Nei compiti in classe commette gli errori tipici di chi è di lingua portoghese e cerca di scrivere in italiano, glieli faccio notare, lei mi risponde con frasi strane, tipo: “Prof, tu non capisci. Tu non vuoi capire!”. Si va avanti così per un mese. Finché capita il compleanno di una sua compagna, lei porta i dolci, a fine ora si brinda, seppure non con l’alcol ma con l’acqua gassata; si scherza. Allora Ma í ra mi si avvicina, mi dice: “Prof, io ti odiavo perché tu il primo giorno ci hai detto che sei calabrese. Ed io, appena venuta in Italia, ho conosciuto un uomo, ho creduto alle sue promesse, me ne sono innamorata. Poi lui mi ha portato dove aveva casa, in Calabria. Ma era ge...

Il papa e la sinistra

Dai migranti che vengono considerati come fastidiose cavallette di cui liberarsi con l’insetticida, ai poveri che molti sindaci trattano come una impresentabile bruttura che danneggia l’immagine del centro storico; dalle donne che sono tornate proprietà privata del maschio da brutalizzare in roghi casalinghi quando si ribellano, ai disoccupati che ci fanno aumentare le tasse con la loro assurda pretesa di ottenere dallo Stato sussidi e cure mediche. In un ventunesimo secolo che in fatto di diritti sociali segna un arretramento rispetto al quale il Novecento riluce come un antico tempo felice, l’unica voce che in Italia si sta ergendo forte a difesa degli ultimi e dei diseredati della Terra è quella del papa. A sentirlo parlare, i vari Renzi e D’Alema, Franceschini e Bersani, Letta e Gentiloni lì per lì hanno gioito: se ci sta il papa a fare la sinistra, si son detti, noi possiamo farci gli affari nostri in santa pace. Il guaio per loro è che questo papa prende maledettamente su...