La
fretta
L’evoluzione
tecnica presenta degli indubbi vantaggi. È inutile essere nostalgici, è sciocco
rimpiangere carta penna e calamaio. La macchina da scrivere prima, il computer
poi ci hanno reso la vita più facile. E, anche se è triste pensare che i
giornali e i libri stanno per scomparire, è giusto vedere il bicchiere mezzo
pieno: così può circolare molta più informazione e assai più a buon mercato, e
il passaggio dalla carta al digitale può evitare la distruzione di quel che
rimane di alberi e boschi.
Però dobbiamo
anche saper scorgere ciò che perdiamo, mentre sventoliamo il nostro pass al
casello autostradale e corriamo a casa.
Perché avrebbe
senso correre a casa se poi fossimo capaci di gustare una conversazione con i
familiari, o un bicchiere di buon vino, o magari un e-book, con calma. Ma
riusciamo a fare questo?
Mentre compiliamo
il nostro ordine on line, certi che la merce ci arriverà a casa entro 24 ore;
mentre passiamo la nostra card al superipermercato sicuri che troveremo tutto
alla cassa senza perder tempo a chiacchierare con commesse, piccoli
commercianti, negozianti che portano sulla pelle l’odore del posto, ci viene in
mente quello che abbiamo perso?
E quando
finalmente ci saremo liberati da tutti gli scocciatori, che cosa ci resta da fare
se non guardare freneticamente le ultime puntate di una serie tv, o scorrere
istericamente le 500 pseudoamicizie del nostro social?
Dove può portare
quella nostra corsa quotidiana che va dal nulla al nulla?
Le nostre app
appena caricate ci promettono che non faremo la fila alla posta per spedire il
pacco, che parcheggeremo l'auto senza dover cercare le macchinette in cui
infilare le monetine, che ci consegneranno direttamente a casa la spesa con
tutti i prodotti da noi scelti direttamente sul web. Il problema è quello che
accade dopo. In genere le possibilità sono due. La prima è che non ci sembrerà
affatto di aver guadagnato tempo, che anzi saremo ancor più in ritardo, forse
perché il tempo che dovevamo guadagnare l'avremo sprecato a cliccare sullo smartphone
senza riuscire a staccarcene, in stato di perfetta dipendenza nevrotica.
La seconda è che
avremo liberato un sacco di tempo dalla nostra giornata, ma a quel punto non
sapremo cosa farne, e cercheremo un sostegno psicologico perché ci sentiremo
vuoti e senza senso.
Oh, dovrei
sviluppare di più l’argomento, ma, sapete, ho fretta…
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