La vicenda della capitana Carola, che forza il blocco e
attracca nel porto per far scendere i migranti che aveva raccolto in mare, ha
suscitato molte reazioni. Che in diversi casi sono strumentali, ma a volte sono
ispirate ad un autentico sconcerto; e dunque val la pena di provare a fare chiarezza.
Peraltro c’è un elemento in comune con la vicenda del sindaco
Mimmo Lucano: anche lì, almeno secondo l’accusa, si è violata la legge al fine
di consentire a un gruppo di migranti di ottenere una sistemazione serena.
Il successo del movimento Cinquestelle, soltanto pochi anni
fa, nasceva da un moto di indignazione contro una intera classe dirigente che
acquisiva e conservava le sue posizioni di vertice con la forzatura, con
l’imbroglio, passando sulla testa di altri che ne avevano diritto. E dunque
rivendicando legalità: che le regole vanno rispettate, che la legge è uguale
per tutti.
Bene. Il fatto è che, intanto, bisogna distinguere la legge
dalla carta bollata. E poi occorre farsi qualche domanda sulle leggi, su come
nascono, a cosa servono, e soprattutto qual è il loro fine.
Nel 1938 in Italia furono promulgate delle leggi che
ordinavano l’allontanamento degli ebrei da una serie di professioni, il loro
licenziamento se giornalisti o notai, l’espulsione dei ragazzi ebrei dalle
scuole, la denuncia di coloro che nascondevano la loro appartenenza alla razza
ebraica alle autorità. Tutti gli italiani erano obbligati a rispettare quelle norme, e purtroppo lo hanno fatto. I pochi che non l’hanno fatto noi oggi li
consideriamo degli eroi.
La donna afroamericana che, in America, si è rifiutata di
cedere il posto sull’autobus a una bianca, ha violato una legge. Ma è grazie a
quella violazione che ha preso impulso un movimento che ha portato, lentamente
e progressivamente, all’abolizione dell’apartheid.
Negli anni Settanta del secolo scorso alcuni giovani (oggi
anziani) rifiutarono in Italia di sottostare all’obbligo del servizio militare,
che era sancito dal codice. Grazie a quel gesto – che per loro comportò il
carcere – fu riconosciuto il diritto al servizio civile alternativo al
militare, e poi il servizio di leva obbligatorio fu abolito.
Senza dei gesti di ribellione, di persone pronte a pagare di
persona perché spinte da una idea di giustizia, interiore e superiore alle
leggi vigenti, noi avremmo oggi ancora la schiavitù, la servitù della gleba, la
potestà maritale sulla donna e altre simili meraviglie.
Quello che bisogna capire, che non si deve mai perdere di
vista, è che la legge è fatta per l’uomo, e non l’uomo per la legge. Le leggi
sicuramente vanno rispettate. Ma è troppo comodo rifugiarsi nella sicurezza
ipocrita della carta bollata. Il nostro dovere di persone è di interrogarci
continuamente, se quelle leggi che noi abbiamo creato svolgono la loro
funzione, che è quella di considerare l’uomo, ossia tutte le donne e tutti gli
uomini, non come mezzo ma come fine. E di volerne tutelare, al di sopra di ogni
altra cosa, la loro vita, la loro integrità, il loro diritto a ricercare la
felicità.
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