Allora, ragazzi,
torniamo a parlare
del ventunesimo secolo
e dei fatti
clamorosi
che segnarono
l’inizio di quel tempo lontano.
Era iniziato quel duemilaventi
fra frizzi lazzi salti ed allegria
c’era chi lo chiamava ventiventi
chi giocava con la palindromia
e poi chi spergiurava
- ma gli storici lo danno per incerto –
che cominciò lo 02022020.
La ruota girava a tutto regime
tintinnavano le borse rombavano gli aerei
gli eserciti presidiavano i confini
chi guadagnava l’uno chi il cinque chi il diecimila
ma insomma si mangiava si ubriacava
tutto scorreva con regolarità.
Io non so che anatemi
che infauste magarie
ma certo lì un pulsante si inceppò
succede con i numeri palindromi
s’era scampato il baco del millennio
e chi se l’aspettava il ventiventi!
eppure il buco nero s’è azionato
e tutto dentro gli è precipitato.
Eccoli arrivare
il monaco dagli
occhi bianchi
dei tremori
d’infanzia,
i bambini non
segnati che vagavano
su bianche
altalene,
la sagoma
schiantata della giovane donna
rubata al sogno
che bussava alle
porte del paese
col vento di sera,
la vecchia vestita
di nero
avida di sangue di
vita
le gote smorte
della bimba sotto il suo manto,
e la voce più non
emergeva
svegli di notte di
sorpresa
dal petto
compresso dalla visione,
e il velato
rispondersi
dei sussurri dei
morti.
E il resto lo sapete… e il presidente…
e il campione dello sport… e le alte grida
i morti accatastati al cimitero
e il computo ogni dì al telegiornale
e ognuno che la sera controllava
tutt’intorno le luci alle finestre
si diceva chi c’era e chi mancava.
I falsi profeti
si cibavano di carni disossate
dicevano ecco qua l’apocalisse
è arrivata suonate le campane
è qui l’inferno leccami le mani
è il male è il male ti rivolta il mondo
succhiami il seme baciami le mani.
Ma poi
certo fu dura certo fu straziante
tanti persero i nonni i figli i padri
e nelle catacombe rintanati
per giorni e mesi
stettero spauriti ad aspettare.
Pure di sera
levavano gli occhi dalle tane
e un coro di lucine e di fiammelle
il cielo persisteva a richiamare.
Ed eccoli
che dunque escono dai rifugi
dai grattacieli dagli scantinati
corrono come bimbi a dilagare
ed è tutto
finalmente un toccarsi
carezzarsi gli sguardi
un abbracciarsi
un profluvio di versi di canzoni
un riscoprirsi come corpi nuovi
che tutti sono in piazza a festeggiare.
Ma ecco, che strano,
la catacomba
ch’era New York ch’era Damasco
ch’era Teheran ch’era Wu’an ch’era Milano
ora ci pensi e ridi
non la distingui più non sai marcarla.
E tu sei sveglio
e ridi
ridi delle frontiere
ridi dei muri ridi dei confini
e così nacque, o meglio si chiarì
quell’antica preghiera
e liberaci ancora
dalle salvezze
individuali,
o ci salviamo
tutti
o insieme
scompariamo.
Bene così, ragazzi,
l’ora è finita
è tutto, e sia,
che c’è voluto un maledetto virus
per farci un poco sapiens per davvero.
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