Quando ero un giovane studente universitario e viaggiavo, nelle pause degli studi, da Firenze a Cosenza, i treni avevano un prezzo fisso, che potevi calcolare. Magari se preferivi il Trans Europe Express pagavi di più, e lo stesso se sceglievi il vagone ristorante; ma se volevi viaggiare con l'espresso in seconda classe, eri certo di quanto ti costava. Al massimo, se viaggiavi l'antivigilia di Natale, andavi incontro a un viaggio in corridoio, o addirittura in piedi, ma il diritto a prendere quel treno non te lo toglieva nessuno. Oggi, ai tempi della dittatura del Mercato, i biglietti vengono venduti al miglior offerente, e calano o salgono a seconda della richiesta e dell'offerta. Ti può capitare di trovare un aereo a 20 euro, ma in genere nel giorno in cui non interessa a nessuno. Compagnie poi come la simpatica Ryan Air, quella che ha deciso che lo sciopero è cosa malvagia da punire, offre voli a prezzi convenienti, in alcuni giorni, ma in orari tipo le 6 del mattino. Il fatto è che per prenderli devi essere in aeroporto alle 5, e quindi uscire da casa alle 4, quando però ancora non ci sono gli autobus o la metro. Allora l'unica possibilità sarebbe passare la notte in aeroporto; solo che la notte gli aeroporti chiudono, e dunque non si può fare. Peraltro, la data in cui partire per i lavoratori italiani migranti del nostro tempo, mica la decidi tu: le vacanze sono le stesse per tutti, non puoi spostare il Natale in un'altra data, la sospensione del lavoro è quel giorno lì. Allora sono tutti a partire lo stesso giorno. Però quel giorno l'aereo ha prezzi proibitivi, i treni vengono venduti dai bookmakers a cifre da tombola. E allora non rimane che il pullman: il mezzo più scomodo e più lento, più sgraziato. L'unico economicamente possibile, per l'esercito di meridionali che, oggi come ieri, deve andare al Nord a trovare uno straccio di lavoro per non morire di fame. Ma a Natale proprio non può rinunciare a correre a riabbracciare gli affetti cui è stato strappato.
Ed ecco che Simet e Lavalle, Gullì e Baltour crescono e prolificano: sono le compagnie che offrono un viaggio dalla Calabria a Milano ad un prezzo che si possa sostenere.
Poi, ci si ritrova in mille a fare pipì, nelle due pause del viaggio, perché, non si capisce il motivo, tutti i pullman fanno sosta allo stesso autogrill. Ed è una specie di porto dei sospiri, di rifugio degli amori perduti. La cui malinconia però viene presto stemperata dall'urgenza di fare pipì: hai 20 minuti, se no il pullman ti lascia lì, e la fila è chilometrica: ovviamente più lenta quella delle donne, sì che in diverse devono rinunciare.
Chissà se alle prossime elezioni qualcuno si occuperà di queste cose. Ma no, ce li vedete Renzi o Berlusconi, Di Maio o Salvini che propongono biglietti del treno a prezzi fissi per tutti, o, addirittura, di creare posti di lavoro al Sud? Non ci sarebbe niente di figo in tutto ciò. Non è con queste proposte che si vincono le elezioni.
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