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Qualsiasi cosa tu debba dirmi, dimmela in fretta!

L’evoluzione tecnica presenta degli indubbi vantaggi. È inutile essere nostalgici, è sciocco rimpiangere carta penna e calamaio. La macchina da scrivere prima, il computer poi ci hanno reso la vita più facile. E, anche se è triste pensare che i  giornali e i libri stanno per scomparire, è giusto vedere il bicchiere mezzo pieno: così può circolare molta più informazione e assai più a buon mercato, e il passaggio dalla carta al digitale può evitare la distruzione di quel che rimane di alberi e boschi.
Però dobbiamo anche saper scorgere ciò che perdiamo, mentre sventoliamo il nostro pass al casello autostradale e corriamo a casa.
Perché avrebbe senso correre a casa se poi fossimo capaci di gustare una conversazione con i familiari, o un bicchiere di buon vino, o magari un e-book, con calma. Ma riusciamo a fare questo?
Mentre compiliamo il nostro ordine on line, certi che la merce ci arriverà a casa entro 24 ore; mentre passiamo la nostra card al superipermercato sicuri che troveremo tutto alla cassa senza perder tempo a chiacchierare con commesse, piccoli commercianti, negozianti che portano sulla pelle l’odore del posto, ci viene in mente quello che abbiamo perso?
E quando finalmente ci saremo liberati da tutti gli scocciatori, che cosa ci resta da fare se non guardare freneticamente le ultime puntate di una serie tv, o scorrere istericamente le 500 pseudoamicizie del nostro social?

Dove può portare quella nostra corsa quotidiana che va dal nulla al nulla?

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