L’evoluzione
tecnica presenta degli indubbi vantaggi. È inutile essere nostalgici, è sciocco
rimpiangere carta penna e calamaio. La macchina da scrivere prima, il computer
poi ci hanno reso la vita più facile. E, anche se è triste pensare che i giornali e i libri stanno per scomparire, è
giusto vedere il bicchiere mezzo pieno: così può circolare molta più
informazione e assai più a buon mercato, e il passaggio dalla carta al digitale
può evitare la distruzione di quel che rimane di alberi e boschi.
Però dobbiamo
anche saper scorgere ciò che perdiamo, mentre sventoliamo il nostro pass al
casello autostradale e corriamo a casa.
Perché
avrebbe senso correre a casa se poi fossimo capaci di gustare una conversazione
con i familiari, o un bicchiere di buon vino, o magari un e-book, con calma. Ma
riusciamo a fare questo?
Mentre
compiliamo il nostro ordine on line, certi che la merce ci arriverà a casa
entro 24 ore; mentre passiamo la nostra card al superipermercato sicuri che
troveremo tutto alla cassa senza perder tempo a chiacchierare con commesse,
piccoli commercianti, negozianti che portano sulla pelle l’odore del posto, ci
viene in mente quello che abbiamo perso?
E quando
finalmente ci saremo liberati da tutti gli scocciatori, che cosa ci resta da
fare se non guardare freneticamente le ultime puntate di una serie tv, o
scorrere istericamente le 500 pseudoamicizie del nostro social?
Dove può
portare quella nostra corsa quotidiana che va dal nulla al nulla?
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