Due notizie, fra le tante riportate dai media in questi giorni, vorrei provare a incrociare, perché mi sembra che possono stimolare una riflessione.
La prima è il ritorno alle cronache di colui che fu il presidente della Camera. Non se ne parlava da qualche tempo. Ma Fini fu, nel centrodestra, l'alternativa seria, credibile, addirittura "etica" a quel Berlusconi che veniva travolto dagli scandali cabarettistici, che annaspava fra brindisi e pasticche di viagra mentre provava a convincere impassibili interlocutori internazionali che la sua giovinetta preferita era la nipote di Mubarak. No, Fini no, lui era altra cosa: magari fascista due punto zero, ma dai solidi principi morali. Ora questa figurina annega definitivamente al largo di Montecarlo.
L'altra notizia è l'apertura della selezione nazionale, da parte del Movimento Cinque Stelle, per i posti che probabilmente si liberano di ministro del governo italiano. Essendo il Cinquestelle il concorrente favorito a vincere le elezioni e volendo evidenziare le sue caratteristiche di novità, ha deciso di cominciare dai giudici. C'è chi ha detto sì, chi ha detto no, ma cosa c'è di più credibile dei magistrati?
Tutto cominciò 25 anni fa, col pool Mani Pulite. Venivamo via dalla grande delusione della sinistra, che a lungo era stata ritenuta la parte buona della politica italiana, quella che credeva nei valori di giustizia e uguaglianza, mentre i democristiani che stavano al potere pensavano solo agli intrallazzi, alle spartizioni e ai soldi. E allora, benvenuti Di Pietro and company, che ci pensassero loro a spazzare via quella melma generalizzata, che facessero finalmente giustizia!
Bello, facile. Ma è proprio così?
Destra e sinistra sono tutti uguali, è tutta una sola cacca. E' davvero così? Non è troppo comodo risolverla in un unico minestrone, risparmiando la fatica di analizzare e di pensare?
Il guaio vero è un altro. E' che se tutti sono ladri, sono giustificato se rubo pure io. Se tutti sono delinquenti che colpa ne ho se delinquo pure io?
E invece non ci sono i buoni e i cattivi, e nemmeno io posso iscrivermi una volta per sempre in una delle due categorie. Dentro ognuno di noi c'è insieme Andreotti e Berlinguer; in noi c'è un po' di Falcone e un po' di Riina, e diventare l'uno o l'altro non ci è dato a priori, ma ci costa l'impegno di tutta una vita. Mentre le vicende e le emozioni quotidiane ci spingono un po' da una parte un po' dall'altra.
Insomma gridare "in galera! in galera!", come faceva un vecchio personaggio delle trasmissioni di Arbore, non ci assolve né ci salva. Né c'è da fidarsi troppo di chi sta molto vicino al carcere, ossia del carceriere.
La prima è il ritorno alle cronache di colui che fu il presidente della Camera. Non se ne parlava da qualche tempo. Ma Fini fu, nel centrodestra, l'alternativa seria, credibile, addirittura "etica" a quel Berlusconi che veniva travolto dagli scandali cabarettistici, che annaspava fra brindisi e pasticche di viagra mentre provava a convincere impassibili interlocutori internazionali che la sua giovinetta preferita era la nipote di Mubarak. No, Fini no, lui era altra cosa: magari fascista due punto zero, ma dai solidi principi morali. Ora questa figurina annega definitivamente al largo di Montecarlo.
L'altra notizia è l'apertura della selezione nazionale, da parte del Movimento Cinque Stelle, per i posti che probabilmente si liberano di ministro del governo italiano. Essendo il Cinquestelle il concorrente favorito a vincere le elezioni e volendo evidenziare le sue caratteristiche di novità, ha deciso di cominciare dai giudici. C'è chi ha detto sì, chi ha detto no, ma cosa c'è di più credibile dei magistrati?
Tutto cominciò 25 anni fa, col pool Mani Pulite. Venivamo via dalla grande delusione della sinistra, che a lungo era stata ritenuta la parte buona della politica italiana, quella che credeva nei valori di giustizia e uguaglianza, mentre i democristiani che stavano al potere pensavano solo agli intrallazzi, alle spartizioni e ai soldi. E allora, benvenuti Di Pietro and company, che ci pensassero loro a spazzare via quella melma generalizzata, che facessero finalmente giustizia!
Bello, facile. Ma è proprio così?
Destra e sinistra sono tutti uguali, è tutta una sola cacca. E' davvero così? Non è troppo comodo risolverla in un unico minestrone, risparmiando la fatica di analizzare e di pensare?
Il guaio vero è un altro. E' che se tutti sono ladri, sono giustificato se rubo pure io. Se tutti sono delinquenti che colpa ne ho se delinquo pure io?
E invece non ci sono i buoni e i cattivi, e nemmeno io posso iscrivermi una volta per sempre in una delle due categorie. Dentro ognuno di noi c'è insieme Andreotti e Berlinguer; in noi c'è un po' di Falcone e un po' di Riina, e diventare l'uno o l'altro non ci è dato a priori, ma ci costa l'impegno di tutta una vita. Mentre le vicende e le emozioni quotidiane ci spingono un po' da una parte un po' dall'altra.
Insomma gridare "in galera! in galera!", come faceva un vecchio personaggio delle trasmissioni di Arbore, non ci assolve né ci salva. Né c'è da fidarsi troppo di chi sta molto vicino al carcere, ossia del carceriere.
Commenti
Magistrati e quelli che rischiano 12 anni di galera
Fini vs Di Pietro. Una bella partita. Gianfranco Fini con Umberto
Bossi, al di là delle sue ingombranti vicende giudiziarie, è l’autore
di una legge inadeguata sull’immigrazione che ha lasciato un impianto
arretrato criminalizzando i clandestini. Antonio Di Pietro ex
magistrato, come legislatore non è stato migliore. Nota una modifica
costituzionale da lui proposta con il fascista defunto Mirko
Tremaglia. Questo pasticciaccio concede il diritto di voto a cittadini
stranieri che risiedono all’estero, che per un motivo o un altro hanno
avuto antenati italiani o hanno perso la cittadinanza italiana
avendone acquistata un'altra da decadi. Un mostro giuridico che non
esiste in alcun paese al mondo. Ma il danno maggiore non è questo. I
non italiani che votano all’estero (con grande dispendio di danaro
dall'Australia al Sudamerica) hanno il diritto, pur essendo una esegua
minoranza, di eleggere un numero spropositato di deputati e senatori
(rispettivamente 12 e 6). Basta un pugno di voti e la “creatura” di Di
Pietro da lui medesimo allevata per le origini abruzzesi è nata.Anzi
modestamente lo nacque. Si chiama Antonio Razzi ex camionista che
vive da sempre in Svizzera. Non parla l’italiano ma l’abruzzese con
accento svizzero. Mi pare sia stato eletto con un migliaio di voti di
preferenza e che poi abbia fatto transumanza pastorale in Forza
Italia. Sulla Corea del Nord e sulla Siria ha detto troppo. Rimane un
dubbio. Forse occorreva estendere la cittadinanza a chi vive da
decenni in Italia lavora paga le tasse e parla un ottimo italiano
anche se immigrati ma la Bossi - Fini ci ha messo del suo. Amen!