MA
ESISTONO ANCORA I LIBRI?
Cari lettori,
non so se vi è mai capitato di leggere un libro.
Se non vi è capitato, non sentitevi in colpa; e
soprattutto non provate a mentire, fingendo di riportare un titolo orecchiato
nel telegiornale, o magari provando a citare “Fai bei sogni”, di cui avete
soltanto visto il film. Non datevi pena: nell’ultimo anno 60 italiani su 100
non hanno letto un libro; ma la percentuale sale se consideriamo le regioni del
Sud. Dunque se vivete in Calabria e l’anno scorso non avete letto neanche un
libro siete in buona compagnia, siete
maggioritari, perché 70 calabresi su 100 hanno fatto così.
Tuttavia, se siete fra questi, disponete di una
occasione stimolante: perché a questo punto si tratta di provare una esperienza
del tutto nuova, che potrebbe sorprendervi. Ma io mi rivolgo anche a quella
minoranza un po’ smarrita che invece i libri li legge, e non si chiede perché
lo fa (a meno che a spingerli sia solo la spocchia, ma a questo punto vi
consiglio di andare a cliccare da qualche altra parte).
Dunque. C’è un modo attraverso il quale la lettura
non solo può risultare stimolante, ma addirittura tramutarsi in una esperienza
gioiosa. Per fare questo però, attenzione: non dovete essere lettori di
professione. Ad esempio non dovete essere recensori di libri. Se lo siete, vi
consiglio un buon metodo: leggete solo le prime dieci pagine del libro che
dovete recensire; poi qualche pagina nel mezzo scelta a caso, e poi il finale.
Questo vi consentirà di guadagnare tempo. Le prime dieci pagine vi servono a
capire l’argomento del libro in questione, così non andrete fuori tema; le
pagine scelte a caso per fare qualche citazione, ché una vale l’altra. Tanto si
sa che più che del libro parlerete di voi, e più sarete astrusi più la
recensione vi sembrerà riuscita. Il finale è utile per affermare che il libro
ha avuto un’evoluzione sorprendente, e per non trovarvi impreparati se vi si
chiedesse chi è l’assassino.
Non dovete poi nemmeno essere lettori per dovere, ad esempio
studenti, di scuola o universitari. Esistono dei trucchi per accorciare anche
queste incombenze, ma di questo magari parleremo un’altra volta.
Se invece siete lettori per diletto, ecco.
A proposito: vi ho chiamato lettori, voi che mi
state leggendo; forse invece dovrei dire digitatori. Niente da obiettare, ci
mancherebbe, verso chi usa questo strumento per informarsi e per comunicare. È
che queste parole sono impalpabili, sono liquide, proprie di una società
liquida, come sosterrebbe Bauman, un grande pensatore che qualche tempo fa è
scomparso. E invece le parole stampate su un foglio di carta sono materiali,
sono fissate una volta per sempre, sono definitive.
Dunque dicevo del foglio stampato di un libro. Una
raccomandazione, però. Non abbiate fretta di correre alla fine, di leggerlo tutto.
Meglio leggerlo lentamente; magari una pagina ogni tanto, e poco importa se
alla fine non ci arriverete mai. Leggere un libro è un piacere; se però avete
fretta di terminarlo, di sapere come andrà a finire, questo piacere non lo
gusterete affatto. Si tratta di leggere un rigo e coglierlo nella sua
corporeità. È bene anche che un libro lo portiate con voi, per un po’ di tempo.
Nella borsa, o nella valigia. È soggettivo se tenerlo lindo, curato; o
scriverci sopra, sottolinearlo, commentarlo a penna. Ma comunque viverlo, come
oggetto che sta con voi, che vi accompagna e vi cambia ma anche recepisce
qualcosa di voi, dei vostri umori, dei vostri odori.
Ogni frase del libro è il tentativo, che l’autore ha
compiuto, di realizzare una frazione di completezza, di compiutezza. Quell’insieme
di caratteri su carta solo grazie all’incontro con la vostra conoscenza, col
vostro pre-esistere, diventano segno. E poi, incontrandosi col vostro vissuto,
con la sedimentazione del vostro pensiero, col vostro portato emozionale, divengono
parola vivente. Ossia incarnazione. Ossia esperienza del mondo.
E basta così, non c’è da andare oltre. Una singola
pagina, se ben scritta e sinceramente letta, è già compiuta in sé, è l’intero.
La fretta ci fa correre sulla tastiera, ci fa ansimare
con lo sguardo in cerca di sempre più notizie, di sempre più informazioni, di
sempre più “Oh!” di meraviglia già consumate e già dimenticate.
Un libro è un’altra cosa.
Ma i libri, esistono ancora?
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